Da tempo cerco di capire perché la Germania sia diventata così dominante nel mondo degli scacchi. Soprattutto se la confrontiamo con l’Italia o con altre grandi tradizioni europee. I numeri parlano chiaro: i giocatori tedeschi sono solidi sulla scacchiera, come dimostra l’alto numero di GM sopra i 2600 punti Elo, e hanno un vero arsenale di talenti da schierare nelle manifestazioni internazionali.
Oggi la Germania ha un leader riconosciuto: il ventenne Vincent Keymer, ormai stabilmente nell’élite mondiale. E può contare su un campionato a squadre, la Schachbundesliga, considerato tra i più belli, ricchi e competitivi d’Europa (se non il più competitivo in assoluto).
In Germania, attorno agli scacchi, girano soldi veri: sponsor, investimenti, iniziative di valore. E tutto questo, sorprendentemente, spesso avviene senza eccessivi calcoli economici, ma per pura passione verso il gioco. Il boom degli scacchi in Germania non è solo una moda passeggera: è strutturato, solido, sostenuto da risultati concreti. I segnali di questo successo sono evidenti: non solo nelle vittorie individuali, ma anche nella crescita dell'intero movimento, sia assoluto che femminile.
Ma andiamo con ordine.
La superstar e la doppietta agli Europei
A soli 20 anni, Vincent Keymer è già stabilmente oltre quota 2700 Elo — attualmente è a 2718 punti, al 26° posto del ranking mondiale FIDE.
Il giovane fuoriclasse di Mainz ha firmato, in questo inizio di 2025, un’impresa che ha fatto parecchio rumore: la vittoria nel prestigioso Freestyle Chess G.O.A.T Challenge, battendo avversari del calibro di Magnus Carlsen, Levon Aronian e Alireza Firouzja.
E vincere nella variante Freestyle/Fischer Random, per di più contro giganti del genere, significa una cosa sola: Keymer sa giocare davvero bene — e sa farlo anche fuori dagli schemi tradizionali. Non si tratta solo di preparazione teorica: è puro talento, visione, istinto.
Attenzione: non è stato un episodio isolato per la Germania. Agli ultimi Europei Individuali 2025, il dominio tedesco è stato totale. Matthias Blübaum si è laureato campione europeo per la seconda volta in carriera — un’impresa mai riuscita a nessun altro nella storia del torneo — mentre Frederik Svane ha conquistato un brillante secondo posto. Una doppietta che certifica lo stato di grazia del movimento tedesco.
I numeri del boom
La Germania oggi può contare su dieci Grandi Maestri sopra, o molto vicini, ai 2600 punti Elo. Un dato che la colloca complessivamente al quinto posto assoluto nel mondo, media 2632, alle spalle solo di Stati Uniti, India, Cina e Russia. Per confronto, l’Italia è attualmente trentunesima, con 2519. (Statistiche aggiornate pochi giorni fa).
Un discorso simile si può fare anche spostandoci in ambito femminile. Nella classifica mondiale stanno emergendo nuove giocatrici come Josefine Heinemann e Lara Schulze, pronte a consolidare il movimento tedesco seguendo le orme di campionesse già affermate come Dinara Wagner e Elisabeth Pähtz.
La Germania, oggi, occupa il nono posto globale nel ranking femminile per federazioni, con una media di 2340 e con dieci giocatrici sopra (o molto vicine) alla soglia dei 2300 punti. L’Italia qui è attualmente ventottesima con una media di 2179.
E poi c’è un altro numero che spiega la crescita del movimento:
Con i suoi quasi 95.000 iscritti, la Federazione scacchistica tedesca è una delle più grandi al mondo in termini di tesseramenti. Il record nazionale, risalente al 1992, ovviamente dopo la riunificazione, è ormai vicinissimo (poco più di 97mila).
Di seguito, invece, gli ultimi dati pubblicati relativi all’Italia (2024). Il gap, insomma, è evidente e la strada è lunghissima.
Già un sondaggio commissionato dal governo tedesco, risalente al 2021, aveva fatto emergere una tendenza interessante. Il 53% degli intervistati dichiarava di conoscere le regole degli scacchi, anche se solo una minoranza si riteneva davvero competente: circa il 37% ammetteva di avere solo una conoscenza di base o di considerarsi "scarso".
Il dato più sorprendente, però, riguardava i giovani: tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni, il 64% sapeva giocare a scacchi e addirittura il 28% si giudicava con un livello "buono". Oggi, è presumibile che queste percentuali siano ancora più alte, spinte soprattutto da una nuova generazione che vede gli scacchi non solo come un passatempo, ma come una disciplina smart, competitiva e cool.
La Schachbundesliga
E poi c’è lei: la Bundesliga degli scacchi, la vetrina per eccellenza delle possibilità offerte oggi dalla Germania. Parliamo della massima divisione del campionato tedesco a squadre, considerata una delle competizioni più prestigiose al mondo. La stagione 2024/2025 è iniziata il 5-6 ottobre 2024 e si concluderà con le finali a Deggendorf, dal 25 al 27 aprile 2025, dopo diverse tappe intermedie. In campo ci sono 16 squadre, ognuna con una rosa ampia, ma che per ogni match schiera 8 giocatori a cadenza classica.
La Schachbundesliga attira ogni anno grandi Maestri da tutto il mondo, trasformandosi in un vero e proprio festival di talento internazionale.
Un evento clamoroso di questa stagione? Il debutto di Magnus Carlsen, ex campione del mondo e attuale numero uno del ranking FIDE, che ha scelto di indossare la maglia del FC St. Pauli. Carlsen ha giocato i suoi primi incontri per il club l’11 e 12 gennaio 2025, segnando una vittoria contro il GM olandese Max Warmerdam e pattando contro il GM cinese Wei Yi.
Al momento, però, in testa c’è il Düsseldorf — e basta dare un’occhiata alla rosa per capire il perché: persino il 15esimo giocatore della squadra ha un Elo superiore a 2600 punti. Un livello semplicemente mostruoso.
La Schachbundesliga non brilla solo per il livello tecnico: dietro le quinte c’è un solido network di sponsor e partnership strategiche. L’ingaggio di Magnus Carlsen da parte del FC St. Pauli, ad esempio, è stato possibile grazie alla collaborazione con l’imprenditore Jan Henric Buettner, ideatore del Freestyle Chess G.O.A.T Challenge. Anche alle spalle del Düsseldorf c’è un pezzo grosso: Wadim Rosenstein, imprenditore, giocatore e magnate della logistica internazionale, che ha deciso di investire pesantemente nella squadra. In poche parole: un campionato così forte nasce anche dall’impegno personale di filantropi miliardari appassionati di scacchi. Ed è proprio questo che, senza troppi giri di parole, manca oggi in Italia.
Non abbiamo ancora grandi aziende o imprenditori visionari disposti a scommettere sugli scacchi — non solo sui nomi famosi, ma anche sulle strutture, sui circoli, sulle offerte per le nuove generazioni. Riusciremo un giorno a seguire davvero l’esempio dei nostri cugini teutonici?
La sfida è lanciata.
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