Un ex campione NBA che organizza un torneo di scacchi a Las Vegas. No, non è fantascienza: è il “Chesstival”, l’evento che unisce grandi maestri e stelle del basket in un esperimento unico nel suo genere. A idearlo è Derrick Rose, ex fenomeno dei Chicago Bulls, oggi imprenditore culturale e appassionato di scacchi. Il format è semplice, e al tempo stesso rivoluzionario: il 13 luglio, nella sfarzosa cornice del Wynn Las Vegas, si terrà una giornata che fonde spettacolo, beneficenza e cervello.
Due i momenti chiave:
Head & Hand Tournament: coppie miste formate da giocatori NBA e grandi maestri di scacchi si sfidano in un torneo a squadre nella variante chiamata Hand & Brain (braccio e mente). Uno dei due (di solito il GM) annuncia il tipo di pezzo da muovere, l’altro (il giocatore NBA) decide dove spostarlo.
NBA Blitz Battle: solo giocatori di basket, in un torneo blitz ad alta velocità, dove i riflessi contano più di una tripla allo scadere.
In palio ci sono 50.000 dollari da devolvere in beneficenza: metà ai vincitori del torneo a squadre, metà al miglior scacchista tra i cestisti. Tutto sarà commentato e trasmesso in streaming da Chess.com, media partner ufficiale dell’evento.
Il cast
Al momento è confermata la presenza di Magnus Carlsen, numero uno al mondo e, come sappiamo, primo ambassador del format “Freestyle Chess”. Lo affiancheranno altri grandi nomi come Hikaru Nakamura, Fabiano Caruana, Wesley So, Levon Aronian e Arjun Erigaisi, in arrivo a Las Vegas per il Grand Slam che si terrà subito dopo (16-20 luglio). Tra i cestisti (quasi tutti del passato) ci sono, oltre a Derrick Rose, Tony Snell, Drew Gooden, De’Anthony Melton e Jeremiah Robinson-Earl.
Derrick Rose, nato il 4 ottobre 1988, ha lasciato un segno profondo nella NBA. Nel 2009 è stato nominato Rookie of the Year, miglior esordiente della stagione. Ha partecipato a tre All-Star Game e, nel 2011, è diventato MVP della lega a soli 22 anni – il più giovane di sempre a ricevere il premio. La sua carriera è stata frenata da numerosi infortuni, ma il talento e la dedizione al gioco ne fanno ancora oggi un punto di riferimento per le nuove generazioni.
L’obiettivo di Derrick Rose con gli scacchi è chiaro e concreto. Non si tratta solo di creare un evento spettacolare e coinvolgente, ma di usare la sua visibilità per portare il gioco verso un nuovo pubblico: più giovane, più sportivo, più urbano.
“Da piccolo nessuno mi ha mai spiegato quanto gli scacchi potessero aiutarmi a capire il mondo”, ha raccontato in un’intervista promozionale. “Oggi voglio che le nuove generazioni possano usarli per crescere, per riflettere, per trovare una direzione”.
♟️ L’Nba “Chess club”
L’NBA Chess Club non è un’associazione ufficiale, ma una comunità informale sempre più influente tra i giocatori della lega più bella del mondo. In spogliatoio, sugli aerei o negli hotel, diverse ‘stelle’ usano la scacchiera per allenare la mente e staccare dalla pressione del campo. Niente tornei ufficiali, ma tante partite tra amici, spesso su Chess.com.
Chi ne fa parte? Giannis Antetokounmpo, Luca Dončić, Kristaps Porziņģis, Klay Thompson, Gordon Hayward, Jaylen Brown, Jaime Jaquez Jr., Austin Reaves. Ma la lista è certamente più lunga e articolata.
E poi c’è Victor Wembanyama
Sotto gli archi di Washington Square Park, in una mattina di pioggia, una ventina di persone si raduna intorno a un tavolo da scacchi. È dicembre, siamo alla fine del 2024, ma è tutto vero. Al centro, in felpa e cappuccio, c’è Victor Wembanyama, 2.24 metri, volto dei San Antonio Spurs e della nuova generazione di star della NBA. Qualche ora prima aveva scritto sui suoi social: “Chi vuole giocare a scacchi con me all’angolo sud-ovest del parco?”. Un invito vero, senza staff né telecamere.
Victor si presenta con la sua scacchiera e un asciugamano per asciugare i pezzi bagnati. Gioca quattro partite: due vinte, due perse. Nessuna guardia del corpo, nessun filtro, nessun dipendente degli Spurs. Parla con i presenti, osserva le mosse degli altri, prende tempo. Alla fine dice: “Mi sono divertito, ho imparato molto”.
La scena finisce sui media americani: ESPN, Wall Street Journal, NyTimes. E pian piano arriva in Europa, in Asia, nel mondo. Gli scacchi, per Wemby, non sono un vezzo. Sono un esercizio mentale, una forma di concentrazione. E, forse, anche un’idea da sviluppare: un torneo NBA a scopo benefico, solo sulla scacchiera. Le idee nella sua testa sono tante e chissà che non ne esca davvero qualcosa di importante, magari insieme a DRose.
E anche oggi, finiamo qui. Buona mossa a tutti!
Buongiorno, “Da piccolo nessuno mi ha mai spiegato quanto gli scacchi potessero aiutarmi a capire il mondo”. Questa è una frase molto importante e si collega a un mio commento precedente. A me da piccolo hanno spiegato le regole degli scacchi ma finendo lì poi ho mollato. Non c'erano neanche tutte le guide di oggi. Per dire, giocavo su scacchisti.it. Nessuno mi spronava, nessuno mi seguiva. Dopo un mese, non capendo il gioco, ho mollato. Ho ripreso da qualche anno un pò seriamente, studiando sui libri, vedendo video, analizzando le partite, non tanto per diventare forte o per aumentare il punteggio (online), quanto per comprendere il gioco. Ogni tanto ho qualche piccola soddisfazione dalle partite, perché mi rendo conto che ho imparato e continuo a farlo. Il rimpianto è non aver proseguito quando ero piccolo, perché appunto non ero sostenuto, non venivo spronato. Anzi mi incoraggiavano sullo sport, che farlo da piccoli è importante. Riguardo a questo evento, è più interessante per la moda e il divertimento. Crea un hype verso gli scacchi, ma dopo qualche tempo si ritorna al punto di partenza. Sarà più seguito questo evento che il Campionato mondiale di scacchi. Paragonando al calcio, come se una persona vedesse la partita del cuore (se la fanno ancora), ma non vedesse il Campionato di Serie A.