È in corso il Norway Chess, l’evento che ogni anno a Stavanger prova a immaginare un futuro diverso per il gioco degli scacchi attraverso una serie di innovazioni nel format. Nato nel 2013, il torneo è diventato in poco tempo uno degli appuntamenti più prestigiosi del calendario internazionale. Ma non è solo questione di nomi (Carlsen, Nakamura, Gukesh, Caruana, Erigaisi, Wei Yi). È questione di idee e di comunicazione. Kjell Madland, l’organizzatore, ha avuto fin dall’inizio un’ossessione: trasformare le partite in storie da raccontare e non solo da giocare. Il tempo classico, insomma, può diventare meno noioso se, tutt’intorno, si prova a sperimentare.
Partiamo dal punteggio
Il punto è che il Norway Chess non si accontenta solo di ospitare i campioni. Da anni prova a cambiare le regole del gioco, proponendo un format più dinamico e intrigante: qui la patta non chiude la partita. Se una sfida a tempo classico finisce in parità, si va subito all’Armageddon, una partita breve in cui il bianco ha più tempo sull’orologio, ma ha l’obbligo di vincere. Altrimenti si premia il nero. Mentre la vittoria a tempo classico assegna 3 punti, in stile calcistico, allungando le possibilità di recupero e rientro dalle retrovie della classifica.
Il sistema di punteggio, per riassumere, è così calibrato:
Vittoria nella partita classica → 3 punti
Patta nel classico + vittoria nell’Armageddon → 1,5 punti
Patta nel classico + sconfitta nell’Armageddon → 1 punto
Sconfitta nella partita classica → 0 punti
È una scelta controcorrente rispetto alla tradizione, ma funziona: spariglia le carte, tiene vivo ogni turno, costringe i giocatori a pensare in modo diverso. Cambia la strategia, cambia la psicologia. E quei punti in più, che sembrano un dettaglio, possono spostare gli equilibri finali.
Il format 2025 prevede due tornei paralleli, maschile e femminile, ciascuno con sei giocatori di élite. Si gioca con un doppio girone all’italiana, per un totale di 10 turni: ogni partecipante affronta gli altri due volte, una col bianco e una col nero. Tempo di riflessione: 120 minuti per l'intera partita, con un incremento di 10 secondi a partire dalla mossa 41. Un sistema compatto, ma intenso, che garantisce equilibrio e spettacolo.
Il confessionale
Ma non finisce qui. In sala c’è una novità ormai consolidata che rompe la quarta parete: il confession booth, una cabina dove i giocatori possono entrare durante la partita per lasciare un commento a caldo. A uso e consumo del pubblico, ovviamente. È uno strumento di trasparenza, ma anche di storytelling. Ed è incredibile poter conoscere, quasi in presa diretta, quali possano essere i pensieri, i piani, le scelte fisiche sulla scacchiera dei migliori giocatori del mondo. E come dare un’occhiata dentro la mente di un GM nel mezzo del suo processo di calcolo.
Dove si gioca
Stavanger è una città costiera della Norvegia con poco più di 130mila abitanti. E la ‘capitale’ del petrolio nordico e un hub economico internazionale dagli anni ’70. Nonostante le dimensioni contenute, è un centro dinamico, giovane e multiculturale. Ospita, ad esempio, il Norwegian Petroleum Museum, in cui si analizza in profondità il rapporto tra materie prime, energia e ambiente. E c’è anche il celebre Nuart Festival, espressione massima della street art e, più in generale, della creatività contemporanea europea.
Il Norway Chess si svolge all’interno di un palazzo molto moderno, chiamato Finansparken, sede centrale della banca SpareBank 1 SR-Bank. È uno degli edifici in legno più grandi e sostenibili d'Europa. Un luogo perfetto per giocare a scacchi.
Partenza sprint!
Mentre scriviamo si è giocato già il primo turno, con alcuni risultati pazzeschi. Nel torneo maschile, Magnus Carlsen ha sconfitto il campione del mondo, Gukesh, in 55 mosse, capitalizzando su un errore dell’indiano nel finale. Una prova di forza e di pazienza in cui Carlsen ha dimostrato, ancora una volta, la sua straordinaria lucidità nei finali, anche i più complessi. La sua rapidità di calcolo, con pochissimo tempo sull’orologio, è stata davvero incredibile.
Vedere per credere.
Anche Hikaru Nakamura è partito forte. Ha costretto Fabiano Caruana a una serie di imprecisioni nella fase cruciale del loro incontro ribaltando, di fatto, un match che all’inizio sembrava sorridere all’italo-americano. Più equilibrata la sfida tra Arjun Erigaisi e Wei Yi, finita in parità nel tempo classico ma decisa poi all’Armageddon, dove il cinese ha perso per il tempo.
Nel torneo femminile, l’unica vittoria a tempo classico è arrivata da Koneru Humpy che, nel derby indiano, ha approfittato di un errore tattico di Vaishali Rameshbabu per incassare i 3 punti pieni. Le altre due partite si sono risolte solo all’Armageddon. Anna Muzychuk ha superato Sara Khadem mentre Lei Tingjie, in un altro derby, ha battuto la campionessa del mondo Ju Wenjun.
Ma siamo solo all’inizio!
Blitz news
Infine, un po’ di news veloci, da leggere con calma, scovate in giro per il web:
🌎 Carlsen ha sfidato il mondo (e ha pattato). Il recap del Guardian
📜 Un ricordo di Vlastimil Hort sul New York Times
🇸🇰 Come è finita la Mitropa Cup (spoiler: con poche soddisfazioni per l’Italia)
🇦🇪 Welcome back Anish Giri! L’olandese ha vinto l'ultima edizione dello Sharjah Masters.
E per questa settimana abbiamo finito, buona mossa a tutti!