“Gli scacchi sono davvero complessi e c’è tanto da studiare ogni singolo giorno”. Inizia così l’intervista fatta a Gukesh da Kaja Snare per TakeTakeTake, il nuovo progetto-startup di Magnus Carlsen. Una chiacchierata che segue quella fatta con Ding, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa in questa newsletter. Il match per il titolo mondiale si avvicina sempre di più e, secondo molti analisti e giocatori, il 18enne di Chennai è il favorito per diventare il nuovo campione.
Ma quali sono i segreti del suo successo? Secondo il papà non c’è nessuna scorciatoia: alla base di tutto c’è solo una profonda etica lavorativa. Ed è lo stesso Gukesh a confermare questo sua forma mentis: “È assolutamente normale per me sedermi alla scacchiera e studiare tutto il giorno”. Posizioni e ancora posizioni, novità teoriche e partite storiche. Il tutto senza dimenticare quanto sia difficile, nei momenti più difficili, accettare che tanti sforzi possano risultare apparentemente inutili. “Il fatto è che amo gli scacchi”, aggiunge. Insomma, il segreto di Gukesh è solo una confessione d’affetto e amore per lo sport che è diventato il suo lavoro, la sua ossessione, la sua vita.
L’atleta indiano sembra davvero un predestinato e la sfida con Ding appare oggi quasi come un qualcosa di inevitabile. Qualcosa che già in passato aveva attraversato la sua vita. “Sì, andai a Chennai a vedere il match mondiale tra Carlsen e Anand, nel 2013. Ero molto giovane” appena 7 anni “e non ricordo tutto quello che accadde”. Ma l’atmosfera, quella sì. “L’area per gli spettatori era pienissima. Non c’erano posti a sedere. Ma rimanemmo lì, in piedi, in ultima fila, per vederli”. Un’occasione imperdibile. “In quel periodo stavo davvero imparando a giocare e quello era un evento enorme, il più importante per il mondo degli scacchi, a due passi da casa”.
La domanda di Kaja Snare, subito dopo, è perfetta: “Ma ti saresti immaginato che 11 anni dopo, solo 11 anni dopo, ci saresti stato tu a sederti in quella sedia per giocarti il titolo?” Gukesh scarta la falsa modestia: “Sinceramente non c’ho mai pensato troppo. Quando sono diventato GM ho capito di essere molto bravo negli scacchi. Ma avevo 12 anni ed ero troppo giovane per pensare a questo tipo di cose. Non potevo sapere che tipo di carriera avrei avuto”.
Ma come sta Gukesh a meno di due mesi dall’inizio della partita con Ding? “Non sento molto nervosismo ora. Ok, c’è ancora parecchio tempo e so che mi sentirò sempre più nervoso quando l’inizio sarà più vicino”. Ma la pressione non lo colpisce neanche dopo essere stato etichettato come il favorito. “Io non voglio fare nessun tipo di previsione. La questione riguarda solo me e il fatto di fare le cose giuste e per bene”. E il suo programma, da qui al match di Singapore, è molto semplice: “Mi preparerò e mi riposerò. La cosa più importante per me ora è riuscire ad arrivare pronto e provare a fare il meglio che posso”.
Il video di TakeTakeTake pubblicato su YouTube è molto interessante perché intorno a questa intervista si possono ascoltare i pareri dei suoi compagni di squadra come Vidit (“esistono due Gukesh: durante il torneo è sempre molto concentrato ma dopo è molto più rilassato e tranquillo”); Erigaisi (“ha sempre un istinto da killer”); e Praggnanandhaa (“è un lottatore, combatte in ogni partita”). Ma anche quelli di Carlsen che ha sottolineato come il gioco di Gukesh, anche da giovanissimo, fosse molto ambizioso e coraggioso. E se in passato, proprio per gioventù, questo poteva essere a volte un limite, oggi la sua forza scacchistica sostiene questa attitudine. Eppure, a domanda specifica, sorride e risponde: “Penso che io e Gukesh siamo giocatori molto diversi”.
Ciò che emerge da questa intervista, allora, è che l’indiano, a differenza di Ding, sembra davvero pronto per giocarsi tutte le sue fiche, tutte le sue chance. Ma basterà questa infinita voglia di eccellere a garantirgli il titolo?
E qui ci salutiamo. Buona mossa a tutti!
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